Il Ghepardo e il mal di denti

Nella savana vivono svariate specie di animali: leoni, ghepardi, zebre, bufali, gnu… e molti altri ancora. Vivono in un equilibrio di prede e predatori, di erbivori e carnivori, e la natura provvede a tutto il necessario perché questo equilibrio si mantenga costante.

Tra i vari animali della savana, ci sono anche il leone Giulio e il suo amico, il ghepardo Gerardo.

I due giovani felini trascorrono molto tempo insieme e sono inseparabili. La loro vita normalmente scorre tranquilla, a parte qualche giornata un po’ più movimentata. Bisogna dire che Giulio è un leone piuttosto atipico, o meglio, totalmente lontano dall’idea che abbiamo tutti del leone: animale forte e coraggioso! Giulio è invece pigro e tutt’altro che coraggioso; ha paura praticamente di tutto, soprattutto dei ragni, che spesso si divertono a terrorizzarlo, quei dispettosi. Gerardo invece è coraggio e grinta puri!

Un giorno Giulio si svegliò con un forte mal di denti: incredibile, no? Un animale della savana con tanto di zanne e artigli possenti, aveva mal di denti. Povero Giulio, era disperato. Il dolore lo torturava. Andò al laghetto poco lontano dalla sua tana per specchiarsi e vedere cosa fosse successo. Spalancò la sua bocca enorme, e vide che uno dei suoi molari era tutto nero e si muoveva. Ma come era possibile? I suoi denti erano belli bianchi, perché quello era così brutto e dolorante?

“Che succede amico?”, chiese Gerardo che nel frattempo era anche lui arrivato al laghetto. “Guarda”, disse mugugnando, e spalancò la bocca. “Per tutte le gazzelle! Ma cosa ti è successo?”. “Non saprei… ma fa male” rispose Giulio, sempre piagnucolando.

Gerardo, che non poteva vedere il suo amico in quelle condizioni, iniziò a pensare ad una possibile soluzione. “Forse Augusto ci può aiutare”. “Lo struzzo, dici?”, chiese Giulio. “Si, lui è veloce e con i suoi occhi grandi vede tutto. Magari ci saprà procurare qualche bacca o erba medica per farti passare il dolore”. Giulio pensò che forse Gherardo avesse ragione, anche se in tutta onestà Augusto non gli sembrava un tipo tanto sveglio. Ma non riusciva a proporre nient’altro: il suo mal di denti lo stava davvero facendo impazzire.

“Va bene, sai dove trovarlo?” chiese Giulio un po’ rassegnato. “Certo, abita qui vicino. Aspettami qui che torno in un batter d’occhio”. Gerardo il ghepardo fu di parola. Non ci mise molto ad andare e tornare con Augusto.

“Vediamo un po’ cosa abbiamo qui”, disse Augusto cercando di assumere un’aria professionale. Giulio spalancò la bocca. “Accidenti che cratere!” esclamò Augusto, perdendo in un attimo tutta la sua professionalità. “Pensi di poterci aiutare?” chiese Gerardo impaziente e preoccupato. “Non saprei. Quel dente va tolto e anche in fretta, prima che faccia gonfiare tutto il muso del nostro amico leone”. Giulio continuava a piagnucolare. “E non puoi toglierglielo tu?”, chiese Gerardo. “Posso provare, ma non garantisco nulla. Vado a prendere il necessario”. E sparì. Tornò poco dopo con una liana sottile e delle foglie pelosette, che avrebbero dovuto fungere da anestetico. Il piano consisteva nel mettere queste foglie sulla gengiva vicino al dente per far sentire meno dolore al leone, legare la liana al dente e tirare per estrarlo. Ovviamente ci sarebbe voluta tutta la forza di Gerardo per togliere quel brutto molare! Giulio e Gerardo non erano molto convinti, ma non c’erano tante altre alternative: Augusto si occupò quindi della parte preparatoria, ovvero applicò le foglie alla gengiva del povero leone, e legò la liana al dente. “Siete sicuri che funzionerà?”, chiese il leone ma, chissà perché, non ricevette risposta. Augusto diede quindi la liana a Gerardo che la strinse forte tra i suoi denti. “Tira!”, gli urlò Augusto. E Gerardo, con tutte le sue forze, tirò. Solo che invece di staccare il dente, tirò dietro di sé anche il leone, che, a bocca aperta, emetteva suoni gorgoglianti. Augusto, incredulo, corse dietro al ghepardo che non si era accorto di trascinare il leone, urlando “Fermati! Fermati!”. Finalmente il possente ghepardo si fermò. L’idea di Augusto non aveva funzionato. Che altro si poteva fare quindi? “L’unica soluzione a questo punto era di andare dal dentista. “Dal dentista?”, chiesero i due felini all’unisono. Augusto, che a questo punto aveva davvero assunto un’aria molto, molto intelligente spiegò cos’era il dentista. “Ma davvero non sapete cos’è il dentista? È il dottore dei denti”. I due continuavano a guardarlo con aria interrogativa. “Oh mamma mia, non sapete proprio niente degli umani! Gli umani hanno dottori per qualsiasi malanno. C’è quello che cura il raffreddore, l’altro il mal di pancia, un altro il mal di testa, e c’è anche il dottore dei denti”. Giulio, il solito fifone sbottò: “Ma secondo te, caro intelligentone, potremmo mai avvicinarci agli umani? Quelli sono pericolosissimi!”. “Non è proprio così”, disse lo struzzo. “Alcuni sono anche gentili. Io spesso gioco con i bambini del villaggio qui vicino e insieme ci divertiamo un sacco”. A questo punto prese la parola Gerardo, a cui il coraggio proprio non mancava. “Andrò io a chiamare il dentista e vedremo di farti curare questo brutto mal di denti”. Ovviamente Giulio si oppose, ma Gerardo avrebbe fatto qualsiasi cosa per il suo amico. E poi lui non aveva paura degli umani. Perché mai avrebbe dovuto? Erano così piccoli e indifesi in confronto a lui. Gerardo chiese quindi ad Augusto di mostrargli la strada più breve per arrivare al villaggio di cui gli aveva parlato. Giulio aveva troppo male per opporsi, e decise di aspettarli nella sua tana. La strana coppia di amici – lo struzzo e il ghepardo – si incamminarono a passo svelto verso il villaggio. Quando arrivarono lo struzzo venne accolto da un gruppo di bambini che non vedevano l’ora di giocare con lui. Gerardo lasciò il suo bizzarro amico ad intrattenere i bambini e iniziò a cercare qualcosa che assomigliasse ad un dottore o ad uno studio medico. È però difficile cercare qualcosa che non si sa come sia. Augusto gli aveva detto che i dottori hanno una specie di vestito bianco. Arrivò finalmente davanti ad una vetrina con tante scatole di medicinali in bella mostra, e all’interno del negozio c’era un uomo vestito appunto con un abito bianco abbottonato davanti. In questo posto sicuramente lo avrebbero potuto aiutare. Era alquanto strano vedere un ghepardo entrare in una farmacia e la gente da lontano lo osservava intimorita. Gerardo, senza farci troppo caso, entrò in farmacia con movimenti lenti, per non allarmare il farmacista, che lo guardava più con curiosità che con paura. D’altronde in quella zona erano abituati a vedere ogni tanto un animale selvaggio da lontano, ma sicuramente nessuno aveva mai visto un ghepardo in una farmacia. Gerardo si guardò intorno per vedere se trovava qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo a spiegare il suo problema all’umano, che era fino a quel momento rimasto immobile. Vide infine l’immagine di un grosso dente su un espositore di prodotti per l’igiene orale. Si avvicinò all’espositore. “Hai un problema con i denti?”, chiese il farmacista. “Fammi vedere la bocca”, continuò avvicinandosi lentamente a lui. Il ghepardo però iniziò a spingere con il muso l’umano verso la porta per fargli capire che aveva bisogno del suo aiuto altrove. “Va bene, va bene, verrò con te. Ma tu prometti di non mangiarmi, d’accordo? Aspetta solo un attimo che prendo il necessario. Se si tratta di un mal di denti, avremo bisogno di un po’ di cose per intervenire. Ti va bene che qui tutti sappiamo fare un po’ di tutto. Mica come nelle grandi città, dove chi cura gli occhi non sa nulla dei denti!”. “Speriamo in bene”, pensò Gerardo, un po’ preoccupato.

Il nostro farmacista-dentista, Zareb, prese quindi una borsa con tanti piccoli utensili e boccette e seguì il ghepardo. Al loro passaggio, Augusto lasciò i bambini e si unì a loro. Zareb, era piuttosto divertito nell’osservare i suoi due strani accompagnatori.

Arrivarono finalmente da Giulio e lì per lì Zareb ebbe l’istinto di scappare via veloce, ma ormai era in ballo, e non aveva molta scelta, se non quella di aiutare il leone e di sopravvivere a questa avventura. Il leone spalancò la bocca per mostrare a Zareb la causa del suo dolore. “Poverino, devi davvero soffrire molto. Purtroppo, non si può fare più nulla, se non togliere questo brutto dente. Ma ho ciò che serve per non farti sentire dolore, va bene?”. Prese quindi dalla sua valigetta una siringa con dell’anestetico. Viste le dimensioni del leone dovette metterne più dosi e man mano che il farmaco faceva effetto il leone riusciva a trovare un po’ di sollievo. Quando finalmente la zona del dente fu insensibile, Zareb fece il necessario per estrarre il dente cariato. “Mi raccomando, non chiudere la bocca, eh”, diceva Zareb a Giulio, con tono un po’ preoccupato, mentre operava nella bocca del leone. “Ci tengo alla mia testa… e anche a tutto il resto del mio corpo”. Dopo l’estrazione cucì ancora la gengiva del leone e gli lasciò delle medicine da prendere nei giorni successivi. Giulio si sentiva finalmente meglio. Gerardo, pieno di gratitudine verso Zareb, lo accompagno al villaggio per accertarsi che arrivasse a casa sano e salvo. “Tra una settimana devo controllare che la gengiva sia guarita bene. Mi accompagnerai di nuovo tu?”. Gherardo lo guardò per confermare che si sarebbero visti presto e se ne andò. Dopo una settimana, tornò al villaggio, con Augusto e Giulio. Era riuscito a convincere anche il leone fifone ad andare tra gli uomini. D’altronde, alla fine, era grazie ad un umano se non aveva più male in bocca.

Gli abitanti del villaggio videro arrivare lo strano trio, ma ormai sapevano tutti che non erano in pericolo. Zareb aveva raccontato a tutti la sua incredibile avventura, vantandosi anche un po’ per ciò che era riuscito a fare. Da quel giorno, ogni tanto, i tre amici animali vanno a rallegrare i giochi dei bambini del villaggio, e con tanta, tantissima pazienza, li portano a cavalluccio o giocano a farsi rincorrere, assicurandosi così un aiuto medico, in caso di nuovi malanni.
Vuoi sapere come mai Gerardo e Giulio sono così inseparabili?

Quando Gerardo era piccolo i suoi genitori, durante una battuta di caccia, avevano trovato un cucciolo di leone, Giulio, che si era smarrito e avevano evitato che venisse calpestato da una mandria di gnù. Quando i genitori di Giulio arrivarono sul posto del salvataggio, non sapevano come ringraziare i genitori di Gerardo. Iniziarono una lunghissima conversazione e, mentre gli adulti parlavano, i piccoli iniziarono a giocare. E da quel giorno divennero inseparabili. Giulio però, dallo spavento che si era preso quel giorno, rimase più timoroso, mentre Gerardo iniziò a spronarlo a vincere le sue paure, come in questa avventura.

Ma come ha fatto Giulio ad avere un dente così rovinato?
Tutta colpa dei ragni dispettosi e dei loro scherzi sciocchi. Gli avevano fatto credere che se Giulio avesse mangiato una poltiglia che avevano creato loro, a base di bacche e fiori, sarebbe diventato indistruttibile. Non senza disgusto, Giulio aveva messo in bocca questa pallottola appiccicosa, ma non appena iniziò a masticarla, si rese conto che all’interno c’era un sassolino, che gli ruppe il famoso molare. Da lì, con il tempo, si rovinò e cariò… e il resto della storia già lo conosciamo.