La fiaba dell’elefantina Giuseppina

Giuseppina era una giovane elefantina africana. Viveva nella savana insieme a tanti altri animali e alla sua famiglia di elefanti. Era piuttosto serena e davvero non le mancava nulla. Andava a scuola insieme a gnu, zebre, giraffe e altri elefanti, e aveva tantissimi amici. Le piaceva studiare e adorava la geografia, attraverso la quale imparava tante cose sul resto del mondo. La materia che invece proprio non le piaceva era la ginnastica. Attendeva sempre con agitazione l’ora di lezione, e spesso fingeva di avere male da qualche parte per non essere obbligata a praticare sport. Con la sua mole, temeva di essere derisa dai compagni o – peggio – aveva paura di fare involontariamente male a qualcuno.

L’insegnante di ginnastica, il signor Rino Rinoceronte, oltre alle normali lezioni, spesso organizzava anche gare di corsa, di salto in alto e in lungo e di lancio del peso. Ma Giuseppina non voleva mai partecipare. Effettivamente riusciva a correre piuttosto velocemente, ma temeva che avrebbe travolto i suoi compagni presa dalla foga della corsa. Il salto invece non faceva per lei, mentre sicuramente se la sarebbe cavata bene con il lancio del peso, utilizzando la sua possente proboscide. Ma anche in questo caso temeva che, se avesse fatto un errore nel lancio, avrebbe ferito qualche compagno con il peso. Insomma, il fisico per Giuseppina era davvero un grosso problema. Il signor Rinoceronte, stanco delle continue scuse inventate dall’elefantina per non partecipare all’ora di ginnastica, le disse: “Se non inizierai a praticare almeno uno sport entro un mese, ti dovrò mettere per forza un’insufficienza”. Giuseppina, che teneva molto a mantenere una media alta dei voti, promise che avrebbe fatto di tutto pur di trovare uno sport che le piacesse. Chiese aiuto ai suoi amici, cje le consigliarono a turno lo sport che ognuno di loro amava e praticava.

Iniziò Filippo l’ippopotamo. Lui amava fare immersioni e nuotare sott’acqua e così consigliò a Giuseppina uno sport acquatico. L’elefantina però amava l’acqua fino ad un certo punto, o meglio fino a dove riusciva a toccare sul fondo senza dover andare in immersione. Il nuoto certamente non faceva per lei.

Fu il turno di Tony la zebra. Il suo sport preferito era il calcio. Adorava correre dietro al pallone e prenderlo a calci. Giuseppina però non voleva saperne di praticare uno sport di squadra, per la sua solita paura di fare del male ai compagni.

“Cosa ne pensi del tennis?”, chiese allora Gianni lo gnu. Giuseppina ci penso un attimo, ma poi abbandonò l’idea, pensando che, se non fosse riuscita a dosare la forza della sua proboscide nel lanciare la pallina, avrebbe ferito qualcuno.

L’elefantina aveva quindi eliminato tutti gli sport di squadra, quelli con la palla e quelli acquatici. Cosa rimaneva?

Era il turno di Gisella la giraffa di proporre uno sport: “Perché non provi con la danza?”, chiese all’amica pachiderma.

Giuseppina iniziò a riflettere e più rifletteva e più la danza le sembrava un’ottima idea. La zebra Zaza non era però dello stesso parere: “Sei proprio sicura che con quelle zampone riuscirai a muoverti con grazia?”, chiese. “Smettila subito, Zaza, di scoraggiare Giuseppina. Non è necessario essere delle farfalle per danzare”, sbottò Gisella. Tutti rimasero in silenzio. Gisella aggiunse, rivolta a Giuseppina: “Se vuoi, puoi venire a una lezione di prova nella scuola dove vado io e, se ti piacerà, potrai iscriverti. Cosa ne pensi?”

Giuseppina era entusiasta più per aver trovato un modo per evitarsi un’insufficienza, che per il fatto di provare uno sport nuovo. Lo stesso pomeriggio andò quindi a fare la lezione di prova nella scuola di danza dove andava l’amica Gisella. L’insegnante, la Signorina Zoe Zebra, accolse con gioia la nuova arrivata. C’era sempre bisogno di nuove reclute nella danza, perché spesso capitava che, dopo un po’ di tempo, le allieve perdessero l’entusiasmo e abbandonassero quello sport, per provarne altri. D’altronde la scelta era molto ampia!

Al termine della lezione di prova Giuseppina era al settimo cielo: non solo avrebbe evitato l’insufficienza, ma avrebbe fatto qualcosa che le piaceva davvero tantissimo. Quando ballava dimenticava completamente il fatto di essere un po’ “ingombrante” e riusciva finalmente a divertirsi. Visto l’entusiasmo, i genitori di Giuseppina la iscrissero alla scuola di danza e la giovane elefantina iniziò quindi a seguire le lezioni della Signorina Zebra. Nonostante le difficoltà, Giuseppina riuscì a completare il corso, alla fine del quale le alunne dovevano preparare un piccolo spettacolo. E così fecero. Giuseppina si impegnò tantissimo perché questo spettacolo avesse successo. Nonostante fosse un po’ impacciata nei movimenti, ce la mise davvero tutta perché sia i compagni, sia il pubblico fossero soddisfatti di lei. E lo furono tutti, perché, malgrado Giuseppina non fosse come una leggiadra farfalla, il suo amore per la danza e il suo impegno si percepivano in ogni suo passo.

Giuseppina, felice per i complimenti ricevuti, continuò ad andare alla scuola di danza e migliorò tantissimo, con grande orgoglio da parte dell’insegnante. Non fu mai una grande ballerina, ma poco importava. Perché alla fine, i risultati sono importanti, ma ciò che conta di più per dare valore a un’azione, è l’impegno che ci si mette per compierla.

Vuoi sapere cosa fece da grande Giuseppina?

Vista la sua passione per la geografia, finiti gli studi, per qualche tempo esplorò le zone dell’Africa che ancora non conosceva. Stette via per molto tempo e quando tornò decise di insegnare nella scuola dove aveva studiato e dove aveva dei bellissimi ricordi d’infanzia. Le capitò di insegnare ai figli dei suoi compagni e ai nipoti, e vide generazioni di animali passare nella sua scuola e prendere poi strade diverse, in base alla propria indole. E l’unico consiglio che dava era quello di seguire la propria strada, quella che si sentivano dentro, quella che li avrebbe portati lontano.