Quello che mi piace del volontariato è la consapevolezza che quel poco che fai è già molto per le persone che incontri in un piccolo segmento della loro vita e che, forse, non incontrerai mai più. Il loro grazie, accompagnato da un sorriso, è ciò che ti basta per avere voglia di tornare la prossima volta. I bimbi che passano per il reparto ti rimangono nel cuore, con le loro piccole storie raccontate da mamme e papà, sorretti da una forza più grande di loro, pieni di speranza. La pandemia ha interrotto questa esperienza: niente più coccole, nessuna favola da raccontare, nessun sorriso da ricambiare. Il volontariato ora è diventato una attività di controllo dei pazienti all’ingresso dell’ospedale: le mascherine sono adeguate? la temperatura è sotto la soglia consentita? la visita da fare consente l’ingresso di due genitori o uno dei due deve attendere fuori?
Anche in questa attività ricerco il sorriso del bambino e lo scambio di due parole frettolose, che fanno comunque bene al cuore. Questo è per me il volontariato, cercare di avvicinarmi ai cuori.